L’artista che credeva di esistere

Giulio Paolini, «Big Bang», 1997-98. Foto Paolo Mussat Sartor Giulio Paolini
Silvano Manganaro |

Spesso a Giulio Paolini è stata assegnata la palma di primo (anche in senso cronologico) e più importante esponente dell’Arte concettuale nel nostro Paese; inventore di un Concettualismo all’italiana, fatto di citazioni colte capaci di far rileggere le opere del passato, è creatore di opere che interrogano l’osservartore sul senso e sul modo di guardare e, soprattutto, di creare. Nella sala Bianca del Macro, elemento di congiunzione tra i grandi ambienti progettati da Odile Decq e l’edificio dell’ex Birreria Peroni, la mostra «Giulio Paolini. Essere o non essere» aperta sino al 9 marzo pone l’accento, attraverso grandi installazioni ideate dall’artista a partire dagli anni Novanta, proprio sul ruolo, o non ruolo, dell’autore rispetto all’opera, alla sua concezione e al suo manifestarsi. Cornici, telai, cavalletti, leggii, disegni geometrici e immagini fotografiche sono gli elementi con
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