Picasso: «Raffaello? Si può fare...»

 |

In uno dei suoi più celebri divertissement, Roberto Longhi immaginava un dialogo medianico tra Caravaggio e Tiepolo; al primo, oltre a far ribadire che, nonostante le supposizioni degli storici dell'arte, lui a Venezia non c'era mai stato, faceva dire che, quand'anche fosse approdato sulla laguna, avrebbe dipinto in maniera diametralmente opposta rispetto al suo solare e settecentesco collega. Pablo Picasso, altro mancato visitatore di Venezia, si sarebbe trovato invece perfettamente a suo agio, anche in termini iconografici, con certa tradizione locale, quella che fa capo alle maschere e al Carnevale, così in sintonia con i suoi arlecchini e saltimbanchi del primo periodo. E, magari, il suo amico Apollinaire, che aveva «terminato all'inizio dell'agosto del 1918 un libretto di opera buffa dedicato al carnevale veneziano, Casanova, gli avrebbe fatto da guida lungo le calli». Questa l'opinione di Jean
...
(l'articolo integrale è disponibile nell'edizione su carta)

© Riproduzione riservata